“Anni complicati ma densi dove la contaminazione tra le arti era un fatto palpabile: moda, design, arte visiva, musica, pubblicità nonché commercio divennero un momento culturale fluido e Fiorucci fu forse il primo a prenderne coscienza.”
“La mostra a lui dedicata in Triennale a cura di Judith Clark con allestimento di Fabio Cherstich, vuole rappresentare uno spaccato dell’opera di Fiorucci partendo dagli esordi e arrivando alle importanti collaborazioni con personaggi noti a livello internazionale, il tutto allestito come una grande kermesse. Un tuffo in un passato recente dove la gioia sprigiona dagli oggetti in mostra e dove le emozioni sono palpabili.”
Che la Triennale dedicasse una mostra a Elio Fiorucci pare un atto doveroso ma non scontato. Grazie al suo Presidente Stefano Boeri, questo vuoto è stato colmato e il fenomeno Fiorucci ha preso vita nella casa del design che è stata anche la sua casa quale rappresentante della cultura giovanile dell’epoca. Anni complicati ma densi dove la contaminazione tra le arti era un fatto palpabile: moda, design, arte visiva, musica, pubblicità nonché commercio divennero un momento culturale fluido e Fiorucci fu forse il primo a prenderne coscienza.
I suoi negozi a Milano, prima in Via Torino e poi in Galleria Passarella angolo Vittorio Emanuele, divennero un punto di aggregazione per la gioventù degli anni settanta dove comperare oggetti, abiti, monili iconici ma anche confrontarsi per crescere insieme. Tempi memorabili dove una Milano grigia improvvisamente prese colore attraverso la moda Pop che Elio cavalcava. Ben presto il fenomeno Fiorucci, icona dello street-style, divenne mondiale sbarcando a Londra e negli Stati Uniti. Memorabile l’apertura dello shop a New York, nonché la festa allo Studio 54 in puro stile fioruccista. Negli anni il marchio Fiorucci ebbe una crescita esponenziale: Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Cile, Brasile, Hong Kong, Ungheria, Turchia… gli angioletti vittoriani rielaborati dalla raffaellesca Madonna Sistina da Italo Lupi nei lontani anni settanta invasero mezzo mondo diventando emblematici e rendendo il marchio Fiorucci immediatamente riconoscibile.
Nonostante la notorietà Elio era e rimase un uomo di una apertura e disponibilità rara, ebbi personalmente modo di verificarlo più volte, ricordo una per tutte, quando il nostro Studio gli propose di intervenire in un dibattito proprio in Triennale per la presentazione di un giovane designer, Paolo Benevelli. Accettò senza remora alcuna e il dibattito, moderato dal prof. Lorenzo Bonini con la presenza di Angelo Cortesi e mia, divenne un momento formativo ma impregnato di leggerezza con grande successo di pubblico interessato ed eterogeneo.
La mostra a lui dedicata in Triennale a cura di Judith Clark con allestimento di Fabio Cherstich, vuole rappresentare uno spaccato dell’opera di Fiorucci partendo dagli esordi e arrivando alle importanti collaborazioni con personaggi noti a livello internazionale, il tutto allestito come una grande kermesse. Un tuffo in un passato recente dove la gioia sprigiona dagli oggetti in mostra e dove le emozioni sono palpabili.