La mostra di Ferrara accoglie cento opere del maestro di Lecco, provenienti da collezioni pubbliche e private, italiane e straniere.
ARTISTA PROFONDAMENTE LEGATO alla lezione di Cèzanne e Courbet, Morlotti entrò a far parte del gruppo di "Corrente" negli anni '30 per poi, nel dopoguerra, partecipare attivamente al dibattito artistico aderendo alla Nuova Secessione Artistica, al Fronte Nuovo delle Arti e, nel 1952, alla sua ala astrattista, il gruppo degli Otto pittori italiani.
Nel corso del tempo Morlotti maturò una pittura che si distaccò da riferimenti descrittivi ed in cui si fece preminente l'esaltazione fisica, intensa della materia, in sintonia con le tendenze più aggiornate dell'Informale europeo. Nel 1947 Morlotti ebbe occasione di conoscere a Parigi Wols e Nicolas De Staél e già dal l950 le sue tele diventano un'esplosione di materia organica. Dopo gli anni '60, fìno alle ultime produzioni (i grandi cicli delle "Rocce", delle "Figure nel paesaggio":e delle "Bagnanti"), Morlotti torna a imprimere nella tela la fisicità, la ricerca ossessiva dell'organico insito nelle cose.
La mostra di Ferrara accoglie cento opere del maestro di Lecco, provenienti da collezioni pubbliche e private, italiane e straniere; il catalogo, che contiene scritti di A. Buzzoni, D. Isella, B. Toscano, M. Ferretti e P. Turroni, raccoglie, inoltre, per la prima volta, tutti gli scritti e le dichiarazioni sull'arte di Ennio Morlotti.